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Si chiama "Campagna del mio paese". Sono 89 paginette nelle quali una donna, Anna Maria Guzzon, ha messo tutto il suo cuore e la sua anima. 
E' nata in un paese del Veneto dal nome singolare: Botti Barbarighe. Là ha frequentato le scuole «poche - confessa con un certo pudore - appena le elementari», là ha passato la giovinezza si è sposata. Poi la ricerca di un lavoro, di una vita più sicura ha spinto la sua famiglia ad Ivrea. Qui ha allevato figli, si è dedicata alla casa, ha svolto il lavoro di sarta. La vita semplice di tante donne semplici. Poi esauriti i compiti pressanti, finita la necessità della presenza costante che un nucleo familiare richiede, raggiunto la maturità, un po' più di tempo libero. Ha preso a frequentare centri per anziani; è entrata a far parte del coro Argentovivo; ha iniziato a soffermarsi, davanti a un foglio bianco sul quale appuntare sensazioni, sentimenti, emozioni. Così è nato "Campana del mio Paese", una pubblicazione della quale ha sostenuto personalmente le spese e che ha un sottotitolo piuttosto eloquente: " poesie, semplici, fiaba e fantasia". «Sono rime - dice Annamaria - scritte col cuore nelle quali c'è tutta me stessa. Qualcosa che forse potrà essere giudicato ingenuo ma che per me è importante»
E sulla copertina, un tenue acquarello nel quale è raffigurato quel paese dal nome strano Botti Barbarighe, dominato dalla chiesa, da quel campanile il cui suono Annamaria conserva dentro. Tanto da sceglierlo come titolo per questa piccola raccolta che lei così sintetizza: « Una poesia ti chiede poco tempo: leggila. Perché? Perché poesia è vita». (d.l)

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